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@xabacadabra Un’istanza muore nel disinteresse o vive abbastanza a lungo da diventare generalista, questo il mio pensiero. Intanto, ho un account su LS, ma scrivo da qui perché voglio 5000 caratteri a disposizione per:

  1. non dovermi stressare a cercare di rientrare in 500, quando sono al limite, o a dover suddividere i post più prolissi.
  2. siamo nel 2024 e Mastodon ancora non supporta il Markdown. Non è tecnologicamente concepibile.

Sono tra quelli del tuo articolo, del web 1 e 1.5; ancora oggi, per comunicare, non riesco a superare il paradigma di chat e dei forum: ancora oggi, mezzi che, efficacemente, possono confinare il generalismo. Perché nella chat degli estimatori dei serramenti in laminato plastico, ci si va a parlare dei serramenti in laminato plastico.

Stesso discorso per i forum: se vuoi parlare dei fatti tuoi vai in general, altrimenti ci sono sezioni specifiche e vai lì ad aprire il tuo thread o a contribuire a quelli degli altri. Se qualcuno sbaglia sezione, poco male: chi di dovere, quell’errore può risolverlo. E i post, intanto restano lì, finché non esplode tutto, facili da cercare, categorizzati. Reputo come persa la guerra degli hashtag, in pochi li usano e possono portare a un’ulteriore frammentazione, visto che non ce ne sono di imposti.

Penso che le istanze di Mastodon siano utili, in partenza, per raggruppare anime in un certo modo affini, grazie alle info e alle regole del server. Detto questo, c’è poco da fare: resta un social e la gente inizierà a comportarcisi come su qualsiasi altro social, commerciale o meno. Con tutte le buone intenzioni del mondo, ma il contenitore è quello.

La mia configurazione ideale per una comunità (non è che ci abbia mai riflettuto davvero, lo sto pensando mentre scrivo):

  1. Mastodon (o simili) per cose da social e iniziative volatili, spesso coincidono;
  2. Forum per discussioni specifiche e, come software, Flarum mi sembra abbastanza interessante e moderno, almeno per me che sono abituato a Forumfree;
  3. Chat specifiche su XMPP o stanze su Matrix (preferisco il primo perché, diciamolo: non serve reinventare la ruota ogni volta, poi credo di aver capito che richieda molte meno risorse del secondo).

Un’istanza, sempre nel mio cervellino limitato, può rimanere fedele alla sua ragione fondativa solo con un numero ristretto di iscritti, tutti volenterosi e polarizzati.

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Quanto è sostenibile l’uso estensivo dell’intelligenza artificiale, a livello energetico, sociale, culturale e etico? Semplicemente, per nulla: per rendersene conto, basta far finta, per un istante, che il capitalismo non esista e imperi.

Costi energetici altissimi che non potranno che lievitare esponenzialmente, a meno di scoperte rivoluzionarie, tipo l’energia ottenuta da stupidità, ingordigia e voglia di potere.

Interi settori lavorativi distrutti da questa forma sofisticata di automazione, che funzioni davvero o meno.

Gente dormiente che non ha, sostanzialmente, i mezzi per capire e agire in merito.

Non sono luddista, ma neanche sono tra quelli che si esaltano, a prescindere, per ogni possibile avanzamento tecnologico. Mi sono divertito con l’AI, per qualche ora, ai tempi del primo DALL-E e delle sue, primordiali, pacchianissime immagini. Qualche prompt in ChatGPT, sempre agli albori, poi basta: ho realizzato che stavo mandando a fuoco un periodo indeterminado di futuro per ogni richiesta sciocca.

Ho intenzione di schivare questo flagello, fin quando mi sarà possibile.

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@crepito A parte la possibile scarsa dimestichezza con la lingua, penso la spiegazione più probabile sia anche la più semplice: preferiscono quel suono, anche se è sbagliato/non significa nulla e, probabilmente, risulta più gradevole nel loro modo di pronunciare le parole estere. Duragon boru suona meglio di duragon borusu o supherusu, per esempio.

Per dirne un’altra: nell’episodio 35 di Ginga Tetsudo 999, il nostro Galaxy Express, c’è un tale “Wheel/Wheeler Lock”. Non sembra questo gran capolavoro di nome, visti i rimandi a cosa, a un lucchetto per una bici? Probabilmente, agli autori piaceva qualcosa simile a Will Lock, hanno pensato si scrivesse così e via. Per la cronaca, questo -lock deve piacere molto a Matsumoto, visto il nome del suo personaggio più famoso.

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Per il p2p, il mio software di adozione era WinMX. Quasi sempre file audio, vista la lentezza di quelle connessioni: ho sempre avuto un 56k, ma nella mia zona non c’era verso di agganciare a più di 28,8-33,6. Qualche soddisfazione, però, me la son tolta anche con qualche video.

Erano i tempi, anche, di libero@sogno: penso, ricordo, la prima semiflat disponibile per i comuni mortali, o la prima economica, almeno. Iniziarono offrendo il servizio dalle 16.30 alle 8, poi passarono alle 18.30 e, infine, alle 21. I modem analogici erano agli sgoccioli: l’ADSL per tutti, intanto, stava arrivando, e fu per tutti quanti un discreto balzo. Non fui tra i primi a passare all’ADSL, son stato con libero@sogno almeno fino al 2004/2005.

Mi collegavo, coi soliti rumoracci del modem che sapremmo ancora fischiettare (e che capivamo subito quando sarebbero andati a buon fine o no, visto che ci impiegava anche decine di minuti) e pazienza se il telefono fosse risultato occupato: meglio. Iniziava il regno di WinMX.

Ho sempre preferito quell’interfaccia con la possibilità dello sfondo scuro, all’epoca era ancora tutto chiaro e il colpo d’occhio era ben differente. Era subito hacker. Poi, quel testo verde, rassicurante, e quello rosso, brutto segno. Stillicidio di bit e, come capita, a volte non erano quelli che ci aspettavamo.

Intanto, Napster cadeva solo i colpi dei Metallica, come se ciò avesse potuto fermare la condivisione. Limewire, Bearshare e altri non ebbero mai un gran successo, poi si impose eMule.

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@tridicomics Credo di aver ben afferrato il concetto, così come credo di star vivendo una situazione molto simile.

Da sempre la curiosità mi divora e, finché so di avere la possibilità di sapere di più su qualsiasi cosa, voglio approfondire, indagare. Non ci provo neanche su argomenti evidentemente al di fuori della mia portata. Tuttavia, crescendo (cioè, invecchiando), mi son reso conto che non posso star dietro a tutto quel che c’è da imparare e capire, una vita intera non basta e non basta certo la vita che mi resta.

Ora preferisco, quindi, interessarmi a tematiche più pratiche e meno astratte e lontane; cosa che ha modificato radicalmente anche le mie letture.

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Edited 1 month ago

Comincia una nuova avventura nel Fediverso, o meglio: continua.

Mastodon è stato il mio primo porto, ma qualcosa non mi soddisfa: l’attuale mancanza al supporto al Markdown sembrerebbe un fattore estetico, più che altro; in realtà, la trovo una grave carenza, visto che questo linguaggio di markup (grassetti e corsivi a caso, ora che posso!) dovrebbe essere standard in tutti i sistemi concepiti per comunicare con sistemi differenti. Una lingua franca.
Uno stesso, semplice file di testo da poter caricare sul Fediverso, su Git, da usare in Hugo o altri generatori di siti statici. Ovunque, più o meno.

L’altra grave pecca, sempre per quanto mi riguarda, ha a che fare col limite dei 500 caratteri: onestamente, non sono un grande estimatore del concetto di microblogging, così come evito, nel possibile, di essere prolisso; tuttavia, troppi server basati su Mastodon si attengono a tale limite, la qual cosa mi causa un leggero stato di ansia quando so di dover andare oltre quel limite.

Tutto qua, non è particolarmente eccitatante come mio primo post su Akkoma: neanche io lo sono, quindi va bene così.

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